Reiki e il Buddismo
- Fabrizio Romano
- Apr 30, 2021
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Mi è stato chiesto perché io parli di Buddismo così spesso.
La ragione è molto semplice: Reiki per me è una pratica spirituale, e quindi, anche se gli strumenti sono leggermente diversi, la sua essenza è la stessa di quella del Buddismo.
Per esempio, il secondo livello di Reiki si chiama Okuden, che significa "Insegnamenti interni, nascosti". Ciò si riferisce a quanto sia importante esplorare ciò che è nascosto dentro di noi. Nascosto inoltre, in questo contesto particolare, ci fa notare che il solo modo di portare alla luce ciò che c'è dentro di noi, è attraverso la pratica. Con la pratica possiamo scavare dentro noi stessi, e osservare ciò che vi troviamo.
Per me, la pratica è lo strumento fondamentale non solo per il secondo livello, ma per ogni passo che compiamo nel nostro cammino con Reiki.
Ciò viene evidenziato ancora meglio dal nome Giapponese del terzo livello: Shinpiden. Shinpiden significa "Insegnamenti misteriosi". Perché misteriosi? Perché a meno che noi supportiamo la conoscenza acquisita da libri e insegnanti, con una pratica diligente e dedicata, questi insegnamenti per noi rimarranno un mistero.
Ora, se prendiamo la parola Tibetana che significa "Buddista", che è ནང་པ། (Nangpa), e ne osserviamo il significato, scopriamo che Nang significa interno/dentro, e Pa è una particella agente che dona a Nangpa il significato di "Colui o colei che si rivolge all'interno".
Quindi, l'essenza dell'essere Buddista è radicata nella nostra pratica, e in nient'altro. Possiamo studiare tutti i libri, conoscere tutti gli insegnanti, e imparare tutti i concetti e i rituali, ma la domanda importante è: stiamo praticando andando dentro noi stessi per scoprire cosa c'è?
In conclusione, per me l'obiettivo di questi due sistemi è lo stesso: aiutarci a riscoprire chi siamo veramente.